Inviato: Mer Dic 12, 2012 11:50 am Oggetto: SAL di importo minore rispetto al CSA, si può?
Salve a tutti.
Sto eseguendo un lavoro di circa 650.000 €, con sal previsto nel capitolato di 400.000,00 €
Ora, la D.L. si è resa disponibile ad effettuare un sal per un importo minore a quello previsto, ma vuole ovviamente mettersi al riparo da eventuali problemi, mi chiede uindi qualche riferimento normativo, qualche cavillo, qualsiasi cosa, per la quale può effettuare il sal a 300/350.000,00 €.. esiste?
grazie a tutti
Tuttavia, poichè parli di "qualsiasi cosa", mi viene in mente che in casi estremi potrebbe essere di aiuto l'art. 141 comma 3 regolamento:
Art. 141. Pagamenti in acconto
................
3. Nel caso di sospensione dei lavori di durata superiore a quarantacinque giorni la stazione appaltante dispone comunque il pagamento in acconto degli importi maturati fino alla data di sospensione.
Leggasi: in caso di necessità veramente importante, e sempre che si sia TUTTI d'accordo, si potrebbe fare in modo che ufficialmente sia applicabile ... , cioè si redige un bel verbale di sospensione dei lavori per un motivo qualsiasi e con data abbastanza antecedente, e al 46° giorno il DDL redige lo stato d'avanzamento con importo ridotto, il RUP redige il certificato di pagamento, la S.A. paga l'acconto (naturalmente era tutto già predisposto).
Detta così sembrerebbe una istigazione a delinquere bella e buona, ed in effetti lo è, ma viste le incredibili idiozie che capita di leggere ogni giorno non sarebbe difficile far passare il tutto per una semplice BUONA AZIONE a favore dei lavoratori dell'impresa.
Naturalmente occorrerebbe verificare che non ci siano documenti contrastanti o intralci.
Nota mia: ma perchè il SAL è di importo così elevato rispetto all'importo del contratto?
Io ho due risposte, probabilmente valide contemporaneamente ...
Registrato: Jan 30, 2008 Messaggi: 446 Località: Salerno
Inviato: Ven Dic 14, 2012 8:24 pm Oggetto:
Io invece farei una richiesta scritta alla S.A. e chiederei la riduzione del SAL del 50%.
Come motivazione metterei:
l'attuale crisi economica e finanziaria che il paese sta attraversando
il mancato incasso di lavori eseguiti per enti pubblici (se vi sono o se...)
Con D.G. accettano la richiesta ed autorizzano il RUP ad emettere C.P. con il valore della nuova rata
Il RUP chiama il DDL e l'impresa, e dice: ho in mente di fare una variante, perciò sospendiamo i lavori.
Il DDL redige il verbale di sospensione, l'impresa lo firma, e i lavori si fermano (magari solo in teoria, e potrei tranquillamente spiegare perchè dico "in teoria").
Fra 46 giorni, cioè a fine gennaio, l'impresa va dal DDL e dice: la sospensione è in atto da oltre 45 giorni, perciò chiedo l'applicazione dell'art. 141 e mi fai la contabilità per quanto fino ad allora eseguito.
Il DDL redige il SAL con l'importo che viene, il RUP emette il CP, la SA paga.
TUTTO ASSOLUTAMENTE REGOLARE, senza nè richieste nè forzature nè tantomeno violazioni di leggi o contratti, al limite senza che gli amministratori ne debbano essere informati più di tanto !!!!!!!!!!!!!!!
Ora l'argomento è:
ha tempo l'impresa per concordare / attuare questa procedura?
Se l'impresa non ha tempo, cosa sarebbe più grave:
che RUP / DDL / impresa commettano qualche "imprecisione" in una PROCEDURA AMMINISTRATIVA quale è una sospensione dei lavori, magari dicendo che è di qualche settimana prima (la cui non rispondenza al vero sarebbe praticamente non dimostrabile, se tutto è ben organizzato) ma applicando solo e soltanto articoli di legge (il falso nella sospensione è praticamente impossibile da dimostrare)
oppure
che SA / RUP / DDL , cioè tutti PUBBLICI UFFICIALI, violino NORME IMPERATIVE, con tanto di delibere e pagamenti, allo scopo di favorire un privato e distorcere la concorrenza (ammesso e NON concesso che a RUP e DDL sia sufficiente una semplice autorizzazione della SA per violare la legge)?
In pratica si tratterebbe di scegliere fra un comportamento di eventuale rilevanza amministrativa / interna all'ente, e un comportamento di indubbia rilevanza penale / sociale.
Non credo che ci possa essere dubbio, sempre dopo avere doverosamente ricordato che sarebbe sempre obbligatorio rispettare norme e procedure, con una precisazione: l'impresa privata può fare quello che vuole, salvo naturalmente subirne le conseguenze, mentre un PUBBLICO UFFICIALE DEVE SEMPRE rispettare norme e regolamenti, anche se è solo in mezzo al deserto.
Conclusione:
se l'impresa ci avesse pensato per tempo avrebbe potuto risolvere il problema con notevole tranquillità.
Per la serie: nei LLPP le imprese sono non TUTELATE, ma TUTELATISSIMISSIMISSIMISSIME ... basterebbe sapere come fare.
la tua preoccupazione, teoricamente inappuntabile, non ha motivo concreto di essere se, a parte numerosi argomenti tecnici e pratici che "addolcirebbero" di molto l'argomento (vedi la mia nota: i lavori si fermano "in teoria"), si tiene conto di una cosa fondamentale: da come è stato posto l'argomento stiamo parlando di qualcosa che ho avuto modo di definire come
ACCORDO DI COLLABORAZIONE FRA GENTILUOMINI
(interpretazione "un po' estensiva" dell'obbligo di cooperazione fra SA e impresa, obbligo che non è una invenzione, ma deriva da giurisprudenza consolidata): non so se a te è mai capitato, ma SPESSISSIMO ho risolto situazioni complicate con tale tipo di accordo.
Se anche la saggezza popolare dice che "la botte piena e la moglie ubriaca" non possono coesistere, qualche motivo ci sarà stato ...
Ciao carissimo,
per prima cosa devo rimproverarti: perchè usi la maiuscola quando ti riferisci a me? Non è proprio il caso ...
Poi una precisazione: mi sono detto d'accordo con Calabrese sul fatto che non ci sono norme che permetterebbero variazioni delle norme di contratto a favore dell'impresa, ma non sulla procedura, tant'è che ne ho proposto un'altra.
Ed infine sui gentiluomini.
E' del tutto naturale che le esperienze possono essere diverse, ma poichè non ci scambiamo pizzini la base di partenza non può che essere la correttezza nei comportamenti.
Io ho sempre impostato il rapporto con la SA come "parte", e non come "controparte".
Naturalmente fin da subito ho fatto sempre capire che i miei diritti li conoscevo BENE, MOLTO BENE, come conoscevo BENE, MOLTO BENE le norme, le procedure, e soprattutto i loro punti deboli: nessuno avrebbe potuto togliermi o farmi subire passivamente qualcosa, a meno che non ci fosse una trattativa su qualche elemento particolare.
In questo caso non sarebbe stato "togliere" o "imporre", ma "trattare" ad armi pari su qualcosa da scambiare: per tale trattativa la porta sarebbe stata sempre aperta.
Ciascuna parte era cosciente che, in caso di inadempienza, l'altra avrebbe avuto i mezzi per riportarla alla ragione, cioè, per essere più esplicito, la SA sapeva bene che l'impresa avrebbe restituito pan per focaccia, interessi compresi, e forse è questo aspetto che magari ha reso qualche malintenzionato un pochino più "gentiluomo" di quanto non fosse di solito.
In ogni caso sempre il massimo rispetto per le opinioni diverse dalle mie.
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